DENTRO L’ARTE DI OGGI
A
cavallo
del
secolo,
a
cavallo
del
millennio.
Ce
n’è
abbastanza
per
rendere
più
che
notevoli
e
più
che
solenni
i
decenni
che
abbiamo
vissuto
e
il
tempo
che
stiamo
vivendo,
soprattutto
per
chi,
come
gli
artisti
e
i
poeti
del
visivo,
viva
immerso
nelle
cose
del
mondo
con
la
mente,
i
sensi,
il
cuore
spalancati.
Ecco
perché,
oggi,
fare
arte
acquista
un
sapore
e
una
valenza
particolari,
sapendo
che
lo
sguardo
dell'artista
è
quello
del
poeta
della
forma
e
dell’immagine,
e
si
appunta
sulle
cose
che
ci
circondano,
sul
presente
della
realtà
dell’uomo,
facendone
emergere
aspetti
e
profondità
inedite,
illuminandone
e
chiarendone
lati
meno
veduti,
vibrazioni
insospettate.
Rivelandone,
insomma,
tutta
la
complessità,
tutto
ciò
che
si
cela
sotto
le
apparenze
banali
e
normali
del
presente
e
della
vita.
E
lo
fa,
questo
sguardo
“speciale”,
più
con
il
tono
della
domanda,
della
questione
aperta,
della
pluralità
di
visioni
che
con
la
perentoria
certezza
dell’asserzione,
con
la
sicurezza
coerente
e
proterva
di
chi
ha
capito
ogni
risposta.
Anzi,
è
proprio
il
dubbio,
proprio
la
messa
in
discussione
di
ogni
dato
conoscitivo
e
sentimentale
apparentemente
acquisito
a
costituire
la
polpa
stessa
della
sua
natura
intima,
la
conseguenza
principale
delle
sue
suggestioni
e
fascinazioni.
Non
sono
forse
anche
questi
-
l’incertezza,
la
fine
di
ogni
infallibilità
e
di
ogni
sicurezza
-
i
veri
toni
epocali
di
questo
nostro
passaggio
di
millennio?
Dunque
è
la
natura
stessa
delle
cose
che
si
riflette
nelle
elaborazioni
dell'artista,
nelle
sue
immagini
interrogative,
e
lo
porta
a
diventare,
secondo
l’aforisma
di
Maiakovski,
una
sorta
di
lente
d’ingrandimento
puntata,
appunto,
sulla
realtà
vera,
sulla
realtà
fenomenica
delle
cose
e
del
mondo
così
com’è,
così
come
essa
definisce e connota l’ambiente, le situazioni, l'esistenza...
L’ARTE CONTEMPORANEA COME OMOLOGAZIONE
DI LINGUAGGI
Un
tema
sul
quale
sono
impegnato
da
molti
anni
è
quello
di
una
critica
radicale
al
concetto
di
arte
contemporanea,
così
come
si
è
venuto
affermando
nella
nostra
cultura.
L'accezione
comune
prevalente,
infatti,
considera
arte
contemporanea
solo
un
dato
insieme
di
linguaggi,
di
modalità
e
di
tendenze:
quelle
e
non
le
altre,
anche
se
opera
di
artisti
giovani e meno giovani anch'essi attivi nel contemporaneo.
Arte
contemporanea,
dunque,
come
stile,
come
appartenenza
a
ben
definiti
gusti
e
scuole,
come
sistema
dell'arte
che
esclude
pregiudizialmente
ogni
tendenza
non
omologata,
considerando
tali
diversità
come
appartenenti
alle
riserve
indiane
dell'eclettismo
o
del
tradizionalismo
o,
ancora,
di
un'attività
estetica
priva
di
reali
rapporti
con lo spirito dei nostri tempi.
Rispetto
a
una
simile
concezione
del
contemporaneo,
occorre
ribellarsi
con
tutta
la
forza
e
l'energia
plastica
e
poetica
dei
moltissimi
artisti
di
oggi
che
non
intendono
partecipare
alla
gran
fiera
mediatica
di
mercati
e
vanità,
di
mode
culturali
e
complicità
con
i
cartelli
internazionali
affaristico-museali
occupati
a
dettare
le
linee
prevalenti
nelle
grandi
istituzioni della "fabbrica dell'arte".
Occorre,
insomma,
affermare
che
è
contemporanea,
a
pari
dignità
e
valore,
ogni
arte,
ricerca,
esito
espressivo
e
formale
capace
di
esprimere
compiutamente
un
talento
reale,
un
risultato
plasticamente
e poeticamente valido...
L'ARTE CHE PIU' MI INTERESSA
Sono
molti
e
complessi
i
linguaggi,
distinti
e
unici
per
regole
d’espressione,
riferimenti
e
radici
culturali,
capaci
di
toccare
gusti
e
disgusti,
di
evocare
amori
e
repulsioni,
gioie
e
angosce
diverse...
Noi
pubblico
dobbiamo
dare
a
ognuno
di
questi
linguaggi
il
tempo
e
l’attenzione
per
trasmettere
appieno
le
“parole”
e
i
sensi
di
cui
si
sono
caricati,
pure
se,
davvero,
il
nostro
presente
non
sembra
favorevole
in
generale all'arte e alla riflessione poetica che essa comporta.
Al
punto
che,
tra
crisi
etiche
e
crisi
economiche,
tra
cadute
di
valori
e
appiattimenti
delle
consapevolezze
umane
nelle
guerre
e
nelle
avidità,
nella
malafede
e
negli
egoismi
sociali,
si
direbbe
che
il
mondo,
in
questa
cerniera
di
decenni
tra
il
secondo
e
il
terzo
millennio,
viva
oggi
una
inquietudine
di
massa
inaudita
tra
vecchie
e
nuove
contraddizioni,
tra
disuguaglianze
mostruose,
tra
violenze,
speranze
e
disperazioni
di
ogni tipo.
Per
questo,
nel
lavoro
degli
artisti
che
a
fronte
di
tale
situazione
sentono
una
sorta
di
responsabilità
etica,
c’è
la
scelta
di
un'arte
che
in
qualche
modo
s'impegna
in
senso
ideale,
c'è
un
potenziale
poetico
di
affermazione dell'uomo e delle sue ragioni.
E
questa
scelta
assume
un
ruolo
che,
nell'inquietudine
di
questi
nostri
tempi
così
contraddittoriamente
divisi
tra
preoccupati
turbamenti
e
svagati
edonismi,
vuole
anche
invocare
contro
ogni
contraddizione
la
sopravvivenza
stessa
dell'immaginario
dell'uomo,
la
straordinaria
vitalità
della
sua
aspirazione
alla
poesia,
alla
bellezza,
alla
fantasticazione
malgrado
il
freddo
primato
delle
leggi
economiche
e
delle impassibili regole del progresso.
Proprio
questa
è
l'arte
che
mi
piace,
che
mi
prende,
che
mi
interessa.
Sono
proprio
gli
artisti
meno
orientati
al
cinismo
e
rassegnati
alle
mode
culturali,
ancora
aperti
oggi,
senza
riserve,
al
fervore
ideale
che
è
loro
proprio.
Gli
artisti
suggestivamente
e
generosamente
portatori
di
utopie e di speranze autentiche.
In
nome
e
per
conto
di
noi
tutti,
senza
soltanto
giocare
con
il
talento
e
con il gusto.
Gli
artisti
che
amo,
che
trovo
indispensabili,
sono
quelli
ancora
capaci
di
contribuire
in
qualche
modo
con
le
loro
immagini
a
una
critica
autentica
della
realtà,
a
una
indagine
vera
del
pensiero
e
delle
cose
umane.
Con
la
forza
del
loro
libero
immaginario,
con
la
persuasività
della poesia...